la storia della nostra parrocchia
La Chiesa e il Convento
La chiesa e il convento di S. Maria del Gesù ( Sacro Cuore), della famiglia francescana dei Minori Osservanti, risalgono al XVI secolo e ricadevano fuori le mura, poco distante da Porta Borgo. Sull’ingresso dell’antico convento la data del 1521 ne indicava l’anno della fondazione. Del 1543, invece, è la costruzione della chiesa (Giuliana Parisi, tomo VIII, foglio 185). In seguito alla legge di soppressione del 7 luglio 1866 che consentiva al demanio di incamerare i beni delle corporazioni religiose, la chiesa, quasi abbandonata, appariva in precarie condizioni di stabilità. Gli effetti di questa legge furono particolarmente devastanti per il nostro centro, che vantava tre case francescane e un monastero di monache benedettine. Ricostruita per iniziativa del vescovo Blandini, diviene parrocchia ereditando il titolo di quella di S. Nicola.
Dell’antico convento, annoverato tra i più grandi e i più belli della val Demone (la Sicilia era divisa in tre grandi circoscrizioni: val Demone, val di Noto e val di Ma zara), sussistono le 24 colonne di granito del chiostro, 18 con capitelli di ordine dorico e le rimanenti con capitelli di stile corinzio. Due preziosi affreschi, uno sulla parete interna dell’ingresso raffigurante S. Francesco d’Assisi, l’altro sulla parete di fondo del refettorio raffigurante l’ultima cena, purtroppo sono andati distrutti. Anche il pozzo al centro del chiostro, dal quale si attingeva l’acqua in una profonda cisterna, è stato eliminato. Sarebbe opportuno ripristinarlo allorquando, come è auspicabile, si provvederà a una consona pavimentazione del chiostro. Durante i lavori di sistemazione della piazza Antonio Fulci (oggi, Milite Ignoto), il muro della chiesa, rimasto pericolante, dovette essere abbattuto e ricostruito. Stessa sorte toccò all’antico soffitto ligneo a cassettoni, sostituito da una volta incannucciata, eliminata a sua volta nel 1935 perché veniva giù a pezzi.
Nel 1942 venne rifatto l’attuale soffitto ligneo e alcuni stucchi settecenteschi che adornavano la chiesa vennero eliminati perché considerati di scarso pregio. Con deliberazione del 30 gennaio 1952, il comune cedeva al vescovo, monsignor Guido Tonetti, l’ex convento, ormai prossimo alla rovina. La parrocchia nel 1959 veniva affidata dal vescovo monsignor Francesco Ricceri ai frati del Terzo Ordine Regolare di S. Francesco. Grazie a tale provvedimento, una grande figura di religioso, padre Giovanni Parisi, diviene protagonista della storia della nostra città. Tocca a lui, superiore e parroco, restaurare e aprire il convento del Sacro Cuore, che diventa istituto per assistenza ai minori. Vi rimane per il resto della sua vita, fino al 25 maggio 1992, allorquando, lasciata questa terra, si presentava all’Eterno a ricevere il premio dei giusti.
Padre Giovanni, come attesta l’epigrafe del monumento erettogli nel chiostro dai confratelli a imperitura memoria, è stato un francescano esemplare per bontà e semplicità di vita. Laureato in Filosofia, Teologia e Diritto Canonico, fu ministro generale del TOR (Terzo Ordine Regolare) dal 1936 al 1947, durante gli anni tormentati del secondo conflitto mondiale. Ricoprì gli incarichi di cancelliere e di vicario generale della nostra Prelatura, che tanto amò e tanto difese strenuamente perorandone in ogni occasione la causa per la sua sopravvivenza. Scrittore versatile, minuzioso e attento ricercatore, grazie alle pubblicazioni su S. Lucia e sull’intera valle del Mela, possiamo affermare che padre Parisi rappresenta la nostra memoria storica. Autore anche di numerosi testi religiosi e di molti altri scritti, viene annoverato nel “Dizionario biografico degli autori italiani contemporanei”. Non fece mai pesare, però, la sua cultura e il suo sapere, poiché egli, da buon francescano, aveva fatto dell’umiltà e della modestia le buone compagne della sua vita.
L’Aquila reale in marmo bianco artisti-camente istoriata che si trova sul prospetto della chiesa, era posta sull’ingresso dell’antico convento unitamente a una lapide (attestante l’opera dei frati in una calamità del 1687) che adesso si trova sulla parete della chiesa attigua al chiostro. All’intorno, a un’unica navata, troviamo numerose opere d’arte. Sulla destra dell’ingresso principale, il bel fonte battesimale del Calamech (1567 ), proveniente dalla chiesa di S. Nicola; la tela dei Santi Cosma e Damiano di Alonso Rodriguez (1620), proveniente dalla ex chiesa di S. Michele; lo stupendo dipinto della Proziuncola di Antonino Biondo (1600) raffigurante S. Francesco in estasi nella chiesetta di S. Maria degli Angeli, dall’effetto chiaroscuro incantevole. Quest’antico capolavoro, tra i più pregevoli della Sicilia, fortunatamente è stato ben restaurato dalla Soprintendenza dopo che nel 1900 i soldati dell’84° Fanteria, trasformata la chiesa e il convento in caserma dopo l’uccisione di Umberto I, nonostante i dipinti fossero protetti da tavole di abete, infilando le baionette tra le assi, sfregiarono la tela fendendola verticalmente. Sul lato di sinistra, S. Antonio da Padova, tela del Filocamo (XVIII secolo). Gli angeli che fanno ala al santo sembrano veri per la loro straordinaria bellezza; la Madonna del Carmelo, ancora del Filocamo (1718). Tra le figure che fiancheggiano al Vergine, spicca per bellezza artistica ed espressiva il San Girolamo, con nelle mani un libro aperto con su incisa la data e il nome dell’autore. Stupendo il Crocifisso ligneo, attribuito a frate Umile da Petralia (1630). L’artista con mirabile perizia ha saputo imprimere sul volto del Cristo reclinato dolcemente sul petto, le terribili sofferenze della passione. Gli affreschi mediocri e anneriti dal tempo sulla parete su cui poggia la scultura certamente non contribuiscono a metterne in risalto la bellezza. Subito dopo troviamo il bel sarcofago in marmo di Carrara del barone Pancaldo. La tradizione vuole che sia annegato in una vasca presso la sua dimora di contrada S. Giovanni. L’artistico monumento (1582), prima dell’attuale collocazione, si trovava dietro l’altare maggiore, nella parete di destra. Sulla cantoria si trova un organo del tardo ‘700.
La campana dell’antico orologio del campanile, ormai in disuso, che segnava le ore, proviene dall’antico monastero delle Benedettine. Un tempo, le altre due campane, sul far del giorno, suonavano cento colpi. Era il cosiddetto “svegliarino”, che chiamava la gente al lavoro. Nell’ampio salone del convento si possono ammirare pregevoli tele e artistiche statue lignee, tra cui quelle di S. Filippo d’Agira e di S. Rocco. Oggi la parrocchia del Sacro Cuore è la più popolosa, poiché in questi ultimi decenni si è assistito a un progressivo spopolamento del centro storico a vantaggio della parte bassa del centro abitato. I frati del TOR con zelo provvedono alla cura delle anime e i locali dell’ex Istituto Sacro Cuore, che hanno visto tanti ragazzi crescere intellettualmente e moralmente, continuano a essere luogo d’incontro e di formazione per la gioventù.
L'Istituto Sacro Cuore
L’edificio accanto alla chiesa è stato utilizzato dal 1964 al 1995 come “Istituto Sacro Cuore” retto dai religiosi francescani del Terzo Ordine Regolare, sorto come orfanotrofio, ha accolto, preparato e formato alla vita una infinità di bambini bisognosi di tutto, dal pezzo di pane, al vestito, alla carezza.
La posizione ideale in collina e al centro del paese, i locali assolati e sempre puliti, il chiostro per i giuochi, la chiesa, l’attenzione amorosa e continua dei religiosi hanno reso l’istituto uno dei collegi più conosciuti e apprezzati della zona, tanto da ottenere subito il riconoscimento giuridico, concessione difficile da ottenere in quegli anni di opposizione politica ai collegi gestiti dalla Chiesa.
I ragazzi, dalla prima alla terza media, insieme ad alcuni privatisti di liceo, frequentavano la scuola pubblica. Si è arrivati ad ospitarne anche più di cento. A P. Giovanni Parisi e a P. Giuseppe Materia, che hanno iniziato l’opera, è seguito P. Calogero Ventimiglia che ha retto l’istituto per più di 25 anni, fino alla chiusura, dovuta sia ai nuovi metodi voluti dallo Stato e sia all’impossibilità di adattare i locali alle nuove leggi.
L’istituto è chiuso, ma continua la gioia nel veder ritornare gli ex allievi, ormai con moglie, figli e nipoti, per ringraziare il loro direttore P. Calogero per il bene seminato in loro e per far vedere e raccontare ai figli i luoghi dei bei giorni della fanciullezza e delle sane bravate.
I Frati del Terzo Ordine Regolare
vissuti a S. Lucia del Mela
Fra Giovanni Parisi
Fra Placido Saia
Fra Giuseppe Materia
Fra Agatino Cici
Fra Giuseppe Messina
Fra Calogero Ventimiglia
Fra Gaetano La Maestra
Fra Giovanni Messina
Fra Antonio Panzica
Fra Alberico Candela
Fra Massimo Cucinotta
Fra William Literato
Fra Filippo Todaro
Fra Alberto Foti
Fra Filippo Palazzolo
Veduta aerea di parte della Parrocchia |