Fra le molte allusioni ai fanciulli nelle fonti francescane, quella mia favorita si trova nella Leggenda perugina, che si riferisce all'eremo di Greccio, al quale S.Francesco si recava spesso:
"Stimolati dall'esempio e dalla predicazione sua e dei suoi frati e ispirati dalla grazia del Signore, molti abitanti del paese entrarono nell'Ordine... E sovente, quando alla sera i frati... cantavano le lodi del Signore... gli abitanti del paese, piccoli e grandi, uscivano dalle case, si riunivano sulla strada davanti al villaggio, e ad alta voce rispondevano al canto dei religiosi... Perfino i bimbi, che non sapevano ancora ben parlare, al vedere i frati lodavano il Signore come potevano" (LP 34, FF 1581).
Questo brano è importante per la storia dell'Ordine Francescano Secolare. Dove dice che "molti abitanti del paese entrarono nell'Ordine", si può intendere che diventarono membri della Famiglia Francescana, o come frati o monache o, più frequentemente, come secolari - incluso i bambini.
Vengono dati i motivi perché entrarono: l'esempio, la predicazione e la preghiera liturgica di S.Francesco e dei suoi frati. Inoltre, viene sottolineata la grazia di Dio.
I fanciulli dappertutto si sentono ancora attratti da S.Francesco e dai frati e sono contenti di accompagnare i genitori nella Famiglia Francescana. Chiunque ha incontrato i gruppi di Araldini o quelli d'un altro nome provenuti spontaneamente in molti Paesi è colpito dalla bellissima presenza di Dio fra i fanciulli e dall'impatto di S.Francesco sul loro spirito impressionabile.
Scopo dell'Araldinato è formare l'uomo dell'Incarnazione sulle orme di S.Francesco.
Il modello perfetto dell'uomo si è realizzato nel Verbo Incarnato, Gesù di Nazaret. S.Francesco a questo modello ha ispirato tutte le sue scelte. Noi siamo convinti che la piena realizzazione della nostra vita passa attraverso questo stesso modello. Esso è caratterizzato da alcuni tratti che costituiscono le linee portanti della nostra metodologia formativa:
- ricerca dinamica e instancabile del progetto di Dio e disponibilità assoluta ad adeguarvisi man mano che la sua comprensione si approfondisce con la preghiera, la riflessione e l'esperienza sia personale che comunitaria;
- piena disponibilità verso i fratelli con un atteggiamento costante di servizio. Un amore che dà tutto se stesso fino all "eccedenza" (la morte da perfetto malfattore di un perfetto innocente).
Questi i tratti fondamentali di Cristo che Francesco ricopia in sé. Ad essi se ne legano altri che costituiscono insieme mezzo per evidenziarli e conseguenza che ne deriva. Sono lo spirito di povertà (libertà dai possibili condizionamenti della materia e dei beni in genere, non per disprezzo di essi, ma per una loro giusta collocazione nella scala dei valori), di minorità (superamento del dominio sugli altri per essere invece con gli altri concezione del potere come servizio), riconoscimento del creato come opera meravigliosa di Dio data in uso a tutti gli uomini, senza privilegi (meritevole perciò di rispetto, cura e promozione), senso della relatività (tutte le cose e gli stessi valori più nobili trovano il loro posto e la loro giusta valorizzazione solo in relazione a Dio, che rimane l'unico punto di riferimento stabile. Egli infatti è l'unico Signore della vita).
L'"uomo dell'Incarnazione" riconosce nella legge della carità il cammino per realizzare tutto ciò. Amore che spinge a cercare Dio senza sosta e ad amarlo come sommo bene, dal quale viene ogni altro bene. Amore, che passando attraverso Dio si riversa nei fratelli e in tutto il creato nel modo più autentico e sicuro. Il Figlio di Dio che per amore si incarna è insieme meta, via, modello, incoraggiamento e garanzia. Ecco perché poniamo a base dell'educare la legge dell'amore e la proponiamo senza sosta e in tutti i modi, compresi naturalmente tutti quelli che aiutano a superare le espressioni quotidiane dell'egoismo (a volte sottilmente difeso anche da qualche educatore in nome della spontaneità e della libertà, valori da promuovere sempre sotto accurata verifica).
Schematizzando:
- Dio ci ha amati, ci ama e ci amerà sempre con amore assolutamente fedele (1 Ts 5,23-34; 2 Tm 2,13; 1 Pt 4,19; 1 Gv 2,3-11; Gv 14,23-24).
- Dio amandoci suscita in noi l'amore ai fratelli. Solo da Dio si può attingere l'indicazione e la capacità di amare indiscriminatamente, pienamente, coerentemente tutti (1 Gv 4,7-21).
- L'amore di Dio per noi si spinge fino all'eccedenza (Ef 2,1-5), che si esprime particolarmente nella morte di croce.
- Un amore che si fa "servizio" (Mt 20,28; Gv 13,1-20).
- Un amore che si esprime nella povertà di beni e di potere (Mt 8,18-21; Lc 2,1-20; 2 Cor 8,9).
- Un amore che accoglie il creato come un atto di amore a noi donato da Dio.
MEZZI FORMATIVI
La Legge
La Legge dell'Araldino è:
1. Voglio bene a Dio mio Padre.
2. Voglio bene a tutti i figli di Dio mioPadre.
Il bambino ha bisogno di una norma che sovrasti tutto e tutti e sia nello stesso tempo "sua", del suo gruppo, delle sue attività, del suo gioco, dei suoi rapporti con gli altri. Ha bisogno altresì che sia una norma semplice, ma non banale; "sua", cioè percepita come un fatto che gli appartiene dal momento che ha scelto di far parte del gruppo che la osserva, ma non particolaristica. La Legge proposta vuole soddisfare queste esigenze.
Ad essa si dovrà continuamente ricorrere perché tutto il gruppo dipende da essa e da essa si fa guidare. Il suo testo avrà un posto d'onore. Sulla sua comprensione e osservanza si dovrà interrogare colui che chiede di diventare Araldino e fare la Promessa. Naturalmente in modo proporzionato alle sue capacità. Qui sono chiamati in campo la sensibilità e l'equilibrio dell'Animatore.
Lo stesso Animatore dovrà mostrare di vivere, al suo livello e quindi con una coerenza ben più forte, la Legge.
La Promessa
La Promessa è l'atto con il quale gli Araldini si impegnano ad osservare la Legge. Con essa perciò entrano a far parte del gruppo. Il gruppo degli Araldini si chiama "Ceppo". Il candidato fa la Promessa dopo un congruo tempo di preparazione, nel quale, giocando, pregando e facendo tutte le attività del Ceppo, mostrerà di aver capito, al suo livello naturalmente, cosa gli si chiede. La preparazione alla Promessa non deve superare i tre mesi, ma non essere più breve del tempo di partecipare ad almeno cinque o sei riunioni.
Il contenuto della Promessa, che potrà essere formulata da ciascun Ceppo, concretizzando la Legge, dovrà contenere i seguenti elementi di impegno: sequela di Gesù con Francesco; amicizia con tutti; il "Pace e Bene" quotidiano.
Essa va personalizzata, sia quanto alla preparazione, che dovrà tener conto della capacità ed effettiva preparazione di ciascuno, sia perciò quanto alla data. L'Araldino deve sentire la Promessa come il suo personale impegno da vivere con l'aiuto del Ceppo, piccola cellula di Chiesa.
Il "Pace e Bene"
L'amore che Cristo ci ha testimoniato e al quale vogliamo iniziare gli Araldini ha come sua componente essenziale lo spirito di servizio. Un servizio che può essere fatto anche di grandi gesti, ma che è soprattutto fatto di quotidianità e cioè piccole attenzioni, atti di sensibilità, aiuti occasionali, ecc.. Attraverso queste piccole cose ci si può abituare ad un atteggiamento di disponibilità verso i fratelli. Ad un fanciullo non possiamo chiedere di più che questo avvio. Tuttavia contribuirà a creare una mentalità nuova, quella di Cristo. Chiamiamo questo gesto "Pace e Bene" perché è un gesto di pace e un dono di bene e perché così il saluto-augurio francescano si sostanzia di concretezza.
Gli Araldini vanno continuamente, con fantasia e creatività, stimolati su questa linea. Risponderanno molto bene perché ancora "limpidi"!
La nostra Parola
Anche gli Araldini hanno una "loro parola". Una parola che sintetizza il loro impegno e che entra a far parte del loro gergo, di cui hanno psicologicamente bisogno. Possono usare questa parola in mille modi: come grido per iniziare un gioco, come motto da evidenziare sul loro quaderno di appunti e disegni, come parola di riconoscimento tra loro, ecc. Essa è "Sempre meglio!". Indica un impegno che non si stanca di migliorare e di crescere. È sulla linea della annotazione di Luca nel suo vangelo a proposito di Gesù, che "cresceva in sapienza, in età e in grazia davanti a Dio e davanti agli uomini" (Lc 2,52).
La povertà
La povertà francescana non è fuga, ma scelta di amore: Cristo l'ha scelta per esserci accanto e Francesco per amore suo ne ha fatto anche la sua scelta. Attraverso la povertà evangelica si valuta ogni cosa in relazione a Dio, unico Signore d'ogni cosa. Attraverso la povertà evangelica perciò si comprende meglio il valore dello stesso benessere, della ricchezza perché si comprende di essere amministratori delle cose e non proprietari di ciò che appartiene a Dio e che Dio dona per tutti.
Se il cuore non è spoglio di potere e possesso, non sa amare. Se ama possedere non è libero dai condizionamenti della materia, del consumismo, dello stesso conformismo (l'alibi di chiamare necessario ciò cui tutti corrono dietro anche senza averne bisogno).
Cerchiamo di aiutare gli Araldini ad apprezzare ed attuare la essenzialità (aspetto significativo della povertà) nelle esigenze, nell'uso e nella scelta delle cose.
Anche il saper provvedere da sé per non gravare sugli altri, anzi per avere una opportunità in più nel servire gli altri, è espressione di povertà che deve entrare nelle preoccupazioni educative.
Nello stesso quadro entra anche l'acquisto di una certa abilità manuale, che favorisce pure la creatività ed è un modo per accostarsi correttamente alla materia.
Esercizio della responsabilità
I doveri verso Dio, verso il prossimo, e verso il creato, richiedono partecipazione responsabile, cioè consapevole, motivata, costruttiva, competente. L'iniziazione alla responsabilità avviene mediante l'esercizio di mansioni semplici e proporzionate alle capacità del bambino. Semplici, ma non fittizie, bensì reali e con tutte le conseguenze che ne derivano.
Incarichi possono essere formativi come quelli di: passaparola (per divulgare le informazioni); custodire il materiale, tutto o in parte, per le attività; verificare se i più piccoli (o specificamente qualcuno di essi) abbiano l'occorrente per una uscita, per una attività, ecc.
Sarà formativo anche non rimediare troppo alle inadempienze di responsabilità con interventi in extremis. Ciascuno deve abituarsi, gradualmente e senza drammi ma inesorabilmente, a considerare i disagi agli altri che provoca con le sue inadempienze.
Rapporti con gli altri
I rapporti con gli altri, persone singole, ma soprattutto altri gruppi, istituzioni, vanno considerati come momenti importanti dal punto di vista formativo. Perciò devono essere opportunamente preparati o specificamente volta per volta o in generale, affinché siano di verifica e di dialogo. |